Il nostro lavoro nasce dall’incontro di una comune visione del reale apotropaico, dove il magico spesso diventa insegnamento, orientamento e vigore esistenziale. In esso si aggancia, senza riserve, l’aspetto antropologico, delineato dall’operare degli uomini, ma soprattutto delle donne nelle vicissitudini quotidiane. La visione del mondo femminile si esplica in una lotta impari, dove il peso della colpa per qualcosa di incompiuto, è sempre riconducibile a un destino di subordinazione, all’invadente imporsi del modello culturale maschile. Soggetto delle storie è anche il tempo, un tempo dilatato che costruisce le vicende degli uomini, un tempo che imprigiona le anime in esempi di esperienze stereotipate nel vincolo di codici culturali, talvolta molto rigidi da scorticare ogni tipo di pulsione individuale. Nelle rappresentazioni grafiche, il tempo lo trovi, invece imprigionato da porte di rocce megalitiche, che aprono o chiudono, in una visione sacra della vita, l’accesso al cammino talvolta incerto, talvolta prepotente dell’uomo. Il tema delle porte diviene spunto metaforico di vita e di morte, di opportunità non solo fisiche ma anche trascendentali, quando il moto del cuore e del pensiero vuole travalicare l’esistenza sensoriale per viaggiare in altri mondi, nei quali l’uomo si riscatta.